Stamane un vecchietto dalla faccia
simpatica e dal peso degli anni appoggiato a un bastone, mi ha
attraversato la strada, sulle strisce pedonali, alla velocità di 100
millimetri all'ora. Reduce da un risveglio non proprio felice, causa
cantiere perenne di fronte alla mia camera da letto, ho sbottato un
po', ma riflettendoci, ho sorriso all'arzillo vegliardo,
immaginandomi la sua storia. Un ripetuto e fastidiosissimo indugiare
di clacson alle mie spalle mi ha riportato alla realtà caotica. Ho
tirato fuori il braccio dal finestrino e ho consigliato a gesti
all'automobilista che mi seguiva un attimo di pazienza. L'Einstein in
SUV, di contro ha riclacsonato, ho ripetuto il gesto con pazienza.
Anche io avevo fretta, ma il rispetto per una persona in difficoltà,
che attraversava la via, mandava in second'ordine tutto. O quasi. Il
simpatico spicchio di sterco continuava a suonare. Sono uscito
dall'auto e mi sono avvicinato al suo finestrino, cercando di dirgli
di avere pazienza perchè c'era il nonno, che poteva essere suo
nonno, che attraversava. L'ebete griffato ed abbronzato, viso da
buonpartito tanto caro alle famiglie autoctone tardoborghesi, ha
inveito in dialetto, dicendo: “buttalo sotto, sto vecchio di
merda!”. Ho avuto un impeto di rabbia, ho raggiunto il portabagagli
della mia vettura, con la voglia di prendere il cric, e provvedere
alla cura del sorriso del simpaticone laccato. Invece ho preso un
numero arretrato de “IL RESTO”, giornale dove scrivevo una volta,
che era lì per caso, gliel'ho porto gentilmente, sussurrandogli una
frase di Carl William Brown.”Tieni, leggi, l'universo non sa
neppure che esisti, quindi rilassati.”; senza neppure guardare il
suo volto, mi son rimesso al volante. Il sorriso del nonnetto che
aveva raggiunto il marciapiede, m'ha fatto ritornare in me. Son
ripartito. Devo ricordarmi di passare da un gommista: se mi capita di
forare, non so come tirar su la macchina.
© salvatore digennaro
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