Del nulla e altre amenità
La pausa estiva ha allentato
notevolmente la cadenza dei miei post sul blog: tutti gli argomenti
che, in questi giorni afosi murgiani, avrei voluto affrontare, sanno
di anacronistico, eppure ce n'è stati di fatti. Avrei voluto parlare del Berlusca condannato, ma fondamentalmente era
lui che avrebbe dovuto parlare, magari spiegare un bel po' di cose e
non indossare la consueta maschera di vittima dei giudici comunisti.
Avrei potuto disquisire circa i metodi utilizzati dalla sinistra per
affrontare la crisi e anche qui cosa dici? Esiste una sinistra in
Italia? Te l'immagini il D'Alema che spara a zero sul suo editore?
Immobile, ho visto il susseguirsi degli eventi, sopravvivendo all'afa
e godendomi la mia città vuota dai vacanzieri suoi abitanti. Ogni
tanto ho incontrato ex concittadini di passaggio a rivedere i luoghi
dell'infanzia, pronti a puntar l'indice circa il degrado e l'incuria,
mascherando l'antico accento appulo con varie storpiature di padani
accenti. Per fortuna il loro pontificare inutile è terminato in
maniera direttamente proporzionale alle ferie. Avrei potuto cantare
circa i reucci che pullulano in zona, che se la cantano e se la
suonano da soli, e talvolta se la registrano pure, per risentirsela e
come le streghe di Biancaneve chiedersi allo specchio se son loro le
più belle del reame, ma mi secca parlare del nulla. Quindi ho deciso
di non parlar di nulla. Ho preso l'auto alle 6 di mattina e mi son
recato verso le campagne: qui la meraviglia di un'alba ad est e luna
ad ovest, una murgia silente e variopinta con un blues di sottofondo,
mi ha illuminato l'anima un istante, giusto il tempo di un sospiro.
Poi alla prima curva, una pila di pneumatici usati e abbandonati in
mezzo alla natura m'ha riportato a terra. La mia terra. Una terra
meravigliosa e dannata.
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