Non so se sognavo o ero desto, ma nel
dubbio scappai....corsi senza muovermi e come Dante passai oltre....
E poi la incontrai: era la porta del cielo o dell'inferno, sapeva
d'acqua dopo un pomeriggio afoso di sole e sapeva di eco
interminabile di nota in minore. La mia essenza era intrisa
nell'assenzio di un'assenza assente. Assente era lei, l'unica lei a
cui avevo regalato la elle maiuscola, sempre piu' un semplice errore
ortografico era lei. Presente era lei, una presenza presente, al
presente. Non v'era nulla da dare al futuro. Nulla da concedere.
La rincontrai e la guardai difronte a
me ,e tra noi la scacchiera, la mia mossa l'aveva disorientata, era
stretta li tra torre e cavallo, mi guardava con mille smorfie che
davano al suo viso technicolor puro, un arcobaleno, io li orgoglioso
e rincoglionito mi beavo perdendomi in lei. “scaccomatto”, disse.
“lo sapevo”, dissi; pur di giocare con lei, avevo finto di non
accorgermi di tre scacchi alla regina. Giocavo per perdere. E mi
perdevo. E mi fermai, mi fermò. E mi svegliai, o almeno così mi
parve, con il sole che si affacciava, tra le bizzose nubi del
mattino. E mi svegliai, mi stropicciai gli occhi, e vidi il mare, i
monti e l’orizzonte. E mi svegliai, ma dormivo. Parlavo, ma con
nessuno. Pensai di fuggire, ma non mi muovevo. Tra il benedire e il
maledire, la brezza del mattino mi svegliò. Mi guardai intorno,
sbadigliai, mi riaddormentai, forse per sempre. Il campanello mi
riportò alla dura realtà: il postino. 247 euro per eccesso di
velocità.
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