Storia quasi contemporanea
Il
pomeriggio del 19 maggio 1992, nel corso dell'XI scrutinio delle
elezioni presidenziali, i 47 parlamentari del MSI votarono per Paolo
Borsellino come Presidente della Repubblica.
Era un voto di protesta,
perchè i giochi non erano ancora fatti. Quattro giorni dopo, mentre
le camere riunite non riuscivano ancora a raggiungere un'intesa, a
Capaci persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della
scorta. Paradossalmente, date le circostanze, nessuno ripropose la
candidatura del magistrato, ultimo baluardo in Sicilia contro Riina e
c., la sua elezione poteva avere un forte significato di avversione
da parte dello Stato nei confronti della mafia. I partiti fecero
quadrato e il 25 maggio fu eletto Oscar Luigi Scalfaro. Il 19 luglio,
57 giorni dopo Capaci, Paolo Borsellino fu ucciso insieme ai cinque
agenti della sua scorta. Magari diventando Presidente della
Repubblica, poteva aver salva la vita. Ma così non fu. A piu' di
ventanni di distanza, le due statue in gesso, raffiguranti Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino, installate a Palermo, nella centrale via
Libertà, sono state danneggiate, ci si vergogna di aver dedicato ai
giudici assassinati l'aeroporto di Palermo e abbiamo Miccichè
sottosegretario. Il filosofo Dell'Utri, che era nelle indagini del
giudice eroe, è ancora vivo e nonostante una condanna per concorso
esterno in associazione mafiosa, eleva il mafioso Mangano, stalliere
di Papisilvio, come eroe. E in un gorgo di corruzione, tangenti,
dimissioni e melma piduista, gli italiani lobotivuzzati, caricano gli
ombrelloni sulle loro auto comprate a cambiali e nonostante la crisi,
se ne vanno alle spiagge, cantando “tuttialmareeeeeeee”. E un
mare, di merda, prima o poi ricoprirà la penisola.
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