mercoledì 3 marzo 2010

Il Perozzi


















Chi s'avvicina alla comunicazione, solitamente ha avuto ed ha un punto di riferimento da prendere per esempio: Pecorelli o Montanelli, o Biagi, o Caminiti e Brera, per chi amava lo sport; Bocca, Maltese, Travaglio o anche i pronisti storici Feltri e Belpietro.
Ricordo le mie prime esperienze ante-internet, anch'io ragazzino implume avevo un mito: il Perozzi. Il cronista nato dalla penna di Germi e portato sullo schermo da Monicelli, il bonario guascone interpretato da Philippe Noiret. Il redattore capo, voce narrante di Amici Miei, che uscendo dal lavoro a notte, passava alla rotativa a prendere il giornale fresco di stampa, e si inoltrava nel buio fiorentino, donandolo ai fantasmi notturni incontrati al bar, sempre goliardico.
“Ho già sulle spalle un bel fardello di cose passate. E quelle future? Che sia per questo, per non sentire il peso di tutto questo che continuo a non prender nulla sul serio?” diceva.
Nonostante la tiratura mensile del nostro piccolo foglio informativo sul villaggio, andavo a scrivere il mio pezzo in sede, la notte prima di andare in stampa. In Via Libertà, con di fronte la torretta dell'orologio che scandiva i battiti che portavano all'alba e ad ogni rintocco d'ora facevo pausa caffè, e andavo ad incontrare e a discutere con gli avventori del primo bar aperto: alle 3 c'erano i fornai e gli spazzini, alle 4 cacciatori e fungaioli, alle 5 i ragazzi dell'edilizia che andavano fuori, alle 6 i braccianti che aspettavano il caporale di turno per il lavoro e gli operai migranti verso Bari, alle 7 gli impiegati pendolari e alle 8, quando il pezzo era bello e pronto, salutavo gli impiegati fortunati a lavorar sul posto , e me ne andavo a casa, a dormire.
Ci ho riprovato a far lo stesso, stanotte, e il bar è molto meno frequentato di allora, colpa del lavoro che manca, della fine di certi lavori e del tempo che inesorabilmente passa: i pochi volti invecchiati di un passato senza amnesie lasciano trasparire un nobile senso di abitudine e di insoddisfazione, le energie godereccie di allora, sono solo un ricordo. Come allora il pezzo è pronto, ma una assurda nostalgia mi attanaglia, e il Perozzi stenta ad apparire coi suoi giochi notturni.

© salvatore digennaro


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L'infine Affonderemo danzando, come la sala da ballo del Titanic  o creperemo testando improbabili ricette. Berremo la cicut...