domenica 28 aprile 2013
strategie
sabato 27 aprile 2013
HOPE
Pelle d’alabastro e di mogano era lì, come un’Alt della polizia, come la scadenza di una cambiale, come l’alba sulla sabbia,era lì. Lì, sedeva alla stessa tavola con me, e coll’assessore alla Cultura che m’ero fatto amico, dopo il lavoro svolto per una rassegna jazz;
”DottorGioddano….mia moglie….” ,diceva e stringeva la mano d’alabastro di pelle d’alabastro e le dita di mogano arroventato ed un cerchietto d’oro dritto all’anulare, e poi mano d’alabastro dritto a me!
- Hope! Piacere…..
Era talmente lei, stupendamente lei che neanche facevo caso al fatto che il ‘pollitico’ mi chiamava per nome e non per cognome.
Giordano Bruno all’anagrafe, per l’esattezza mi chiamo, Giordano di nome.Come quello della storia. Come il famosissimo attaccante della Lazio, del Napoli e, pare pure della ‘nazzionale’, Bruno Giordano della Ma.Gi.Ca.; che non è un’impresa di pulizia, ma la famigerata, fantomatica sigla dei Triunviri che governavano il Regno Di Napoli alla fine del secolo scorso (Maradona-Giordano-Careca). Anche se di polvere ne facevano vedere e parecchia agli avversari, tranne quella bianca (citofonare Diego…..).
Ho tre anni e trentatrè figli o viceversa, tre donne andate, una tessera all’anonima alcolisti, un esame e tesi a laurea e una visione: te.
-Che burlone il nostro dottor Gioddano……interruppe prontamente il marito della donna.
Ma non si trattava di una burla e lei lo aveva capito subitaneamente.
I suoi occhi s’erano fatti d’un colpo abbaglianti come i fari di uno studio fotografico.
Il suo sguardo dapprima perso in chissà quale celestiale estasi mistica era divenuto pungente come il freddo del polosud a capodanno e le sue mani d’alabastro avevano iniziato convulsamente ad agitarsi come quelle di un folle direttore d’orchestra.
L’aria s’era fatta da braccio della morte ed erano trascorsi neanche tre minuti.
D’un tratto la sua folta chioma di crine di cavallo selvatico intrecciato ebbe un sussulto.
Pelle d’alabastro e di mogano si alzò, poggiò le sue labbra porpora cardinale sulle mie, un istante, un anno, una vita, un’era geologica.
Poi si ritrasse, come un’onda si ritrasse.
Mi fissò con le pupille spalancate in un iride nero come l’infinito, come la madre dei misteri.
Si voltò verso il suo compagno, immobile e pallido: una statua.
Mi rigettò addosso nuovamente la sua energia, tra le sue ciglia due gioielli.
Prese la mano all’assessore e se lo portò via, movendosi con la grazia di una piuma e l’energia di un uragano tropicale.
Scomparvero.
M’accesi una sigaretta e vuotai in un sorso il mio bicchiere. Non li rividi mai più.
”DottorGioddano….mia moglie….” ,diceva e stringeva la mano d’alabastro di pelle d’alabastro e le dita di mogano arroventato ed un cerchietto d’oro dritto all’anulare, e poi mano d’alabastro dritto a me!
- Hope! Piacere…..
Era talmente lei, stupendamente lei che neanche facevo caso al fatto che il ‘pollitico’ mi chiamava per nome e non per cognome.
Giordano Bruno all’anagrafe, per l’esattezza mi chiamo, Giordano di nome.Come quello della storia. Come il famosissimo attaccante della Lazio, del Napoli e, pare pure della ‘nazzionale’, Bruno Giordano della Ma.Gi.Ca.; che non è un’impresa di pulizia, ma la famigerata, fantomatica sigla dei Triunviri che governavano il Regno Di Napoli alla fine del secolo scorso (Maradona-Giordano-Careca). Anche se di polvere ne facevano vedere e parecchia agli avversari, tranne quella bianca (citofonare Diego…..).
Ho tre anni e trentatrè figli o viceversa, tre donne andate, una tessera all’anonima alcolisti, un esame e tesi a laurea e una visione: te.
-Che burlone il nostro dottor Gioddano……interruppe prontamente il marito della donna.
Ma non si trattava di una burla e lei lo aveva capito subitaneamente.
I suoi occhi s’erano fatti d’un colpo abbaglianti come i fari di uno studio fotografico.
Il suo sguardo dapprima perso in chissà quale celestiale estasi mistica era divenuto pungente come il freddo del polosud a capodanno e le sue mani d’alabastro avevano iniziato convulsamente ad agitarsi come quelle di un folle direttore d’orchestra.
L’aria s’era fatta da braccio della morte ed erano trascorsi neanche tre minuti.
D’un tratto la sua folta chioma di crine di cavallo selvatico intrecciato ebbe un sussulto.
Pelle d’alabastro e di mogano si alzò, poggiò le sue labbra porpora cardinale sulle mie, un istante, un anno, una vita, un’era geologica.
Poi si ritrasse, come un’onda si ritrasse.
Mi fissò con le pupille spalancate in un iride nero come l’infinito, come la madre dei misteri.
Si voltò verso il suo compagno, immobile e pallido: una statua.
Mi rigettò addosso nuovamente la sua energia, tra le sue ciglia due gioielli.
Prese la mano all’assessore e se lo portò via, movendosi con la grazia di una piuma e l’energia di un uragano tropicale.
Scomparvero.
M’accesi una sigaretta e vuotai in un sorso il mio bicchiere. Non li rividi mai più.
© salvatore digennaro
venerdì 26 aprile 2013
Il Chinotto
Il Citrus myrtifolia, comunemente detto Chinotto, è un agrume del genere Citrus (famiglia Rutaceae). La sua origine non è stata esattamente accertata. Prevale l'opinione che si tratti di una mutazione dell'arancio amaro che col tempo si è sviluppata nella specie oggi conosciuta. Ha la forma di un limone, la scorza color arancio, e gli spicchi di un colorito scuro. Pianta rara, cresce soltanto in Liguria, Toscana, Sicilia, Calabria e Costa Azzurra francese. Chinotto è altresì chiamata una bibita analcolica di tipo soft drink prodotta dal succo del frutto di Citrus myrtifolia (chiamato appunto chinotto) e altri estratti aromatici vegetali. Bevanda scura in apparenza simile a una Cola, il chinotto ha un gusto più amaro, sebbene possegga anche un retrogusto particolarmente fresco e delicato. Questo lo rende una bevanda molto particolare che divide molto le persone tra estimatori e non. Quasi ghiacciata, questa bevanda, combatte la sete nei momenti di afa assoluta. Oggi faceva caldissimo, e nel frigo, bella ghiacciata, una bella bottiglia della bibita in questione: dissetantissima. Dopo averlo trangugiato, ne ho letto per pura curiosità gli ingredienti che vado ad enunciare: acqua, zucchero, anidride carbonica, colorante E150/d, acidificante acido citrico, acido ortofosforico, edulcoloranti, aspartame, acesulfame k, sodio cloruro, correttore di acidità, sodio, citrato, antiossidanti, acido ascorbico, aromi. Il prodotto contiene fonti di fenillananina. La domanda è: dov'è il Citrus myrtifolia, comunemente detto Chinotto, ovvero l'agrume?
© salvatore digennaro
domenica 21 aprile 2013
A TE! HEMINGWAY!
Ore 22, con DIANA e SCOTCH all’appuntamento cibernetico.
Era un settembre fresco.
Lontani erano i 45 gradi dei primi d’agosto lavorativi.
Lontana, troppo lontana era lei.
E in più, l’aver mandato affanculo Costanzo nel salotto più amato dagli italiani gli aveva portato quella popolarità che l’asfissiava.
Poi BLOB, STRISCIA, i tiggì e compagnia bella l’avevano costretto a far l’Hemingway settembrino in una desolata spiaggia calabra. Tutto per un po’ di pace e tranquillità.
TIMILCLIENTEDALEICHIAMATO…….
Era un settembre fresco. Le dieci e mezza.
Le DIANA erano solo un cartone anzi una palla nel mezzo del grande posacenere MARTINI al centro del tavolino del bar. Circa il whisky, oltre al suo fegato, nessun altro poteva testimoniare. Alfredo aveva fatto il suo dovere. La bottiglia del maledetto distillato s’era fermata al suo tavolo.
TIM…………
Ricapitoliamo.
Pacco di sigarette vuoto, posacenere, bottiglia mezza piena e bicchiere mezzo vuoto, null’altro;
a parte quell’infernalissimo strumento di dolore del terzo millennio: il telefonino.
TIMILCLIENTEDALEI………
Maledetto il giorno della pubblicazione e maledettissimo l’editore che ti manda da quel tricheco piduista del Maurizio e lì, arcistramaledettissimo l’incontro sullo stesso divano, davanti ad un bel po’ di fottuti milioni di telespettatori con lei……..
Lei, capelli ed occhi carbone, naso a salita di scivolo tanto caro ai bambini, fossette sorridenti con fossettina al mento, filosofa. Lei Miriam Navi. Consigli per gli acquisti.
-Ernesto, ho letto il tuo libro, bello…..Ma il protagonista esiste davvero? Magari esistesse……
Un flipper, era diventato un flipper e aveva fatto tilt in soli due minuti di pubblicità. Poi Sgarbi che proprio non lo sopporti, il discorso si fa un pochettino animato, toh! Si alza, inquadrato,
-Cazzo ci faccio io qui, andate a cagare con sto moralismo da quattro soldi!
Si alza. Via dal Parioli, un taxi, l’albergo, un salto nel frigobar.
"Ore 23, non squilla sta merda e lei TIMdelcazzo! Il petrolio è finito, le sigarette pure….".
-Ciao Alfredo! Ci vediamo….. Lasciami un paio di sigarette…….grazie…..Si, ci vediamo presto….
"La spiaggia, si, vado in spiaggia, mi chiamerà prima o poi….".
"Meno male che in questo albergo c’è il satellite, ripulisco ben bene il frigo, un bel concerto, il letto è bello comodo e che occhi Miriam……".
"Le dodici, mezzanotte e porca puttana, mai camminato tanto in vita mia, senza accorgermene sono arrivato persino allo strapiombo, avrò fatto quattro o cinque chilometri e TIMILCLIENTEDALEICHIAMATOunpaiodipalle, e non chiama…..".
-Avanti!
"Chi cazzo sarà a quest’ora? Possibile che l’uomo è andato sulla luna e non ci si può neanche ubriacare in pace senza che qualcuno venga a bussarti addosso…"
-Avanti, è aperto !
-Sono io !
" Cazzo, pensavo che queste cose accadessero solo nei film americani, invece eccola qui, nella mia stanza".
-Ho avuto il tuo albergo dalla segretaria di trasmissione…..a proposito, a Costanzo il tuo exploit non penso abbia fatto poi tanto male visto che si parlava di audience, share e compagnia bella……
-Siediti, sai da bere non posso offrirti visto che……….(indicando le bottiglie).
Come un bambino sul ciglio della rupe, gambe pendule come altalene.
Come un bambino a sfogliare album di ricordi, far riaffiorare le parole illluminar la stanza d’albergo e i suoi occhi e l’alba esplodere, l’alcool svanire.
Come un bambino bizzoso e capriccioso si quieta con la caramella , così occhi profondi all’infinito, buchi neri, frenavano ogni suo impulso, istinto, volontà, voluttà, energia.
Si sentivano solo il rumore delle onde, assai più calme di lui, il vento tra le fresche frasche e un jukebox d’altritempi che irradiava FERNANDO degli Abba.
TIMILCLIENTEDALEI…….
-Beh! Ora vado….. Ciao! Ci si vede…
"Cazzo, se n’è andata, e ora? Mi ha rincoglionito per una notte intera e poi sparisce così, all’improvviso….chi cazzo sarà adesso.."
-Avanti!!!!
-Ho dimenticato che volevo fare l’amore con te…..
TIMILCLIENTEDALEICHIA…….
"Mio Dio, non avrei mai immaginato di essere preso, buttato sul letto e aggredito così e poi…..poi come una mantide avrebbe tirato via ogni forza presente in me. E poi lasciarmi un bigliettino da visita e chiedermi il numero".
TIMILCLIE……….
-Vado negli Stati Uniti, torno a Settembre, l’uno. Ti chiamo io oppure tu, insomma, ci sentiamo……
Porta chiusa.
"Ore due, onde, il mare è arrabbiato, mai quanto me, sento il treno passare oltre gli alberi, e questa luna che manca un giorno che è piena. Bello laggiù saranno venti o trenta metri, e che belle le onde che si suicidano come foglie d’autunno sulle rocce….".
TIM……..
"Non chiama. S’è dimenticata di me . Basta! Lo faccio!".
TIMILCLIENTE……..
Come sono tanti e sono pochi trenta metri, dipende da dove si guarda. La roccia, la luna, le onde, le poche stelle e il Microtac Vip che sta per abbattersi al suolo.
Quand’ecco, uno squillo…..
E poi tanti microchip nel bianco delle onde.
© salvatore digennaro
giovedì 18 aprile 2013
Marini Presidente
© salvatore digennaro
lunedì 15 aprile 2013
Le puglie migliori
Ho la sfacciata fortuna di esser nato in una delle terre più deliziose della, nonostante gli italiani, bella Italia: la Puglia. E per lavoro, amore, studio, impegni, svago o pura curiosità, la mia regione la conosco; conservo in un hard disk piantato tra l'aorta e l'intenzione, dicendola alla De Andrè, le cartoline più belle e le più controverse, le più assurde e le più pessime.
E ne ricordo gli odori e le puzze, le zone di luce e le discariche abusive, le facce di merda e le facce belle, le estati assolate e i rigidi inverni. Ne ho assaporati i pochi monti e i mari, ma l'entroterra l'ho vissuto, marchiato a sangue sulla mia pelle come il sole della mietitura.Quella strana cosa detta murgia. E ricordo pure le lacrime tra la mia barba, il giorno che decisi di lasciarla per andarmene a studiare, piangevo il mio cordone ombelicale,
E ricordo puranche il ritorno alla mia terra, colmo di intenzione, e sogno, era il 2003. E barcanmenandomi come un caronte qualsiasi, nei miei sogni individuali e collettivi, incontrai un sogno comune nuovo, l'ascesa in regione di un uomo di sinistra, giovane, gay, comunista, cattolico, antimafia, tal Niki Vendola. Un profumo di nuovo si impadroniva della mia Puglia, condita dei migliori entusiasmi. Primarie ed elezioni. Cinque anni di bella semina e belle idee, con un neo chiamato Tedesco, ma con un respiro nuovo. Dopo altri cinque anni, il Vendola si riconferma governatore, ma qualcosa , inesorabilmente, cambia. La corte del presidente si riempie di fedelissimi a senso unico, folle di scherani occupano i posti che contano, chiudendo, di fatto ad altre idee e altre anime le porte della regione, autoproclamandosi "la Puglia Migliore". Andreotti ebbe a dire: il potere logora chi non ce l'ha, io aggiungerei che modifica geneticamente chi ce l'ha. Gli unti dal Signore di Terlizzi, pian piano sgretolano i fili che tenevano legati le varie e multiformi basi al leader carismatico dalla erre moscia. Una élite da una parte, baricentrica e lacchè, e il popolo, arrabbiato e deluso che abita le periferie, che non si riconosce più nel rivoluzionario gentile e nei manco troppo gentili cortigiani. L'altro ieri 150.000 pugliesi osannavano, a Bari, in Piazza della Libertà, il troll di Arcore, nuovamente dato per morto e resuscitato a vita nuova. Persino Emiliano lo omaggiava con uno striscione di benvenuto. Tipo l'unico dei 3 porcellini in vita che da il benvenuto al lupo cattivo. E frattanto le puglie escluse dai salottini della rivoluzione scappano via, oppure si isolano nelle proprie manco troppo dorate celle. E il sogno collettivo inesorabilmente spegne anche quelli individuali. E quel "o con noi o niente" diventa prassi dal più piccolo villaggio sino ai palazzi della Regione. E come una boutique con una vetrina sfavillante ma dagli scaffali vuoti, il marketing incanta fuori e consunge dentro, ed io cerco invano in un cassetto che fine ha fatto il sogno.
© salvatore digennaro
giovedì 11 aprile 2013
i dolori
I dolori sono come il ballo delle
debuttanti, l'immigrazione e il processo breve: ci devono essere,
punto e basta. Sono dinamiche che non ci è dato controllare. I
dolori sono come i colori, e fa anche rima, diversissimi tra loro, ma
complementari. Sul dolore si basa tutta la filosofia del blues, il
dolore della mancanza di libertà, quello della fatica e il dolore
sottile che si ripone nella speranza. I dolori sono fisici, ti
prendono allo stomaco, o alla pancia oppure alla gola o agli occhi o
alle articolazioni. E ci sono i dolori che come cancrena si nutrono
della tua anima, rosicchiandola con dentini da topino affamato o
sbranandola come lupi in branco, e sono incurabili. I dolori della
mente, poi, son quelli più difficili da individuare e da lenire,
però si possono prevenire, lobotomizzandosi davanti a un plasma o un
cinescopio, indossando una realtà precotta, tipo quattro salti in
padella. Il dolore del cuore, poi, è il più subdolo, si mesce al
piacere, offuscandoti i sensi, al punto che t'è quasi impossibile
discernerne i gusti. Il dolore di un mondo, che corre all'impazzata
in senso contrario, ti rende impotente e consapevole di esserlo, e lo
scontrarsi con la stupidità ottusa dell'uomo, ti tagliuzza la pelle
a brandelli e talvolta le palle. Il dolore da assenza improvvisa e
ingiustificata poi, ti paralizza con occhi di Medusa, e occorre
reagire, di forza. Ma il dolore più grande è guardare in due occhi
di brace il riflesso dei tuoi occhi di brace e di pianto, e far finta
che non sia dolore. I dolori, a volte passano, tutto sta nel trovarne
la cura.
© salvatore digennaro
mercoledì 10 aprile 2013
Del Viaggio
© salvatore digennaro
lunedì 8 aprile 2013
venerdì 5 aprile 2013
Voce fuori campo
© salvatore digennaro
giovedì 4 aprile 2013
Fisiognomica
© salvatore digennaro
mercoledì 3 aprile 2013
urban legends
© salvatore digennaro
martedì 2 aprile 2013
The legend of Eagles
© salvatore digennaro
lunedì 1 aprile 2013
A prescindere
© salvatore digennaro
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l'infine
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