CONDOMinio
Ho sognato di svegliarmi in uno di quei
condomini nuovi di zecca che sorgono alle pendici delle nostre
cittadine d'arte, ho sognato di svegliarmi al suono di un peto
dell'ingegnere che abita al quarto piano interno 2, io che abito al
primo. Ho sognato di svegliarmi al vagito del neonato della palazzina
3, sesto piano, io che abito alla palazzina 5. Ho sognato di
svegliarmi al sordo suono di un Bimby riecheggiante dall'attico della
palazzina 1. E ho sognato di uscire di casa, passare tra schiere di
gru e cantieri, salutando carpentieri senza caschetto protettivo ed
evitando accuratamente architetti sotto extasy. Ho sognato di
passeggiare in un centro storico abbandonato a se stesso e
fatiscente, ma ero sveglio, ho visto alta architettura povera
stagliarsi nascosta dalle erbacce a dimostrare che esistono una
storia e un buon gusto, che esiste un modo civile per vivere e a
misura di bambino, ma è tutto abbandonato a se stesso, e lontano
rumori di gru e olezzo di cemento. Mi son messo in auto e ho preso la
via per le campagne, e ho visto ville in cemento armato fino ai
denti, cozzare accanto a masserie e casolari abbandonati. E ho
immaginato questi antichi insediamenti intelligentemente umani,
abitati, rifioriti, restaurati. Ho immaginato le vie dei borghi
antichi pullulare di bambini che giocano, fiorenti di attività
commerciali a basso impatto, e piene di turisti in Reflex. Ma stavo
sognando. Lo sciacquone della signora Assunta, palazzina 8, settimo
piano, mi ha risvegliato.