martedì 29 giugno 2021

WALKING THE DOG

WALKING THE DOG 




Passeggio con Bea, al fresco della mezzanotte.

Televisori da finestre aperte, telegiornali o sport.

Sporadiche auto, qualcuno clacsona per salutare,

io rispondo per educazione ignaro di chi sia.

Prima pipì. 

Dalla finestra di fronte si sente un mix di jazz e suoni di inequivocabile amore.

Beati loro.

Mi vergogno un pochino per la casuale intromissione nel momento di privacy.

Casuale fu la pipì della cana.

Le dico "muoviti", lei mi guarda, si rialza, scavicchia nel terreno, par mi sorrida e prosegue, io attaccato al guinzaglio la seguo.

C'è un fresco delizioso, dopo l'afa interminabile.

Oggi mi son concesso mezza giornata di mare, ho messo la crema, ma l'ho spalmata a chiazze, prima allo specchio sembravo la Pimpa.

E i miei rosati pois ringraziano di cuore Eolo. 

Seconda pipì, accanto al cestino dei rifiuti. 

Noto piacevolmente che qualcuno ha pensato molto bene di disfarsi di un coprisedile per auto, rilasciandolo nell'aiuola.

"Coglione", penso.

La facciata della chiesa con l'aquila in primo piano affronta la stazione, in mezzo i binari.

Bea mi porta verso le case popolari, proseguiamo, c'è un giardino, il recinto è di ferro, arrugginito, all'interno ci sono tre rose.

Una ha solo un petalo, rosa, avvizzito, l'altra è spelacchiata di un passato nobile, la terza un bocciolo rosa tendente al bianco.

Mi chiedo come siano sopravvissute qussti giorni di calura.

Sorrido.

Un suv nero mi sfreccia accanto.

Pipì.

Passa una macchina.

Rallenta.

Parcheggia.

Uomo dal volto stanco e scavato, 

pantaloni neri, scarpe di vernice nera,

camicia bianca, 

in mano giacca nera e busta di plastica.

Un cameriere,

incrocio il suo sguardo,

ci riconosciamo,

ci salutiamo,

proseguiamo,

ricordo che da piccoli abbiamo giocato a pallone qualche volta insieme.

Mi guardo la panza e mi dico, adesso il pallone me lo sono mangiato.

Passa uno scooter, 

due ragazze,

cantano a squarciagola.

la fanciulla che guida pare muova il manubrio con le tette,

tanto son grosse.

Non riconosco la canzone.

Fa cagare, ma non so se sia la canzone o l'interpretazione.

Da un portone esce all'improvviso una ragazza.

Sta parlando a telefono,

ha il viso bellissimo e triste,

i capelli neri e lunghi e lisci.

Se li tira appresso al suo vestito a fiori e al suo tacco portatore di grazia. Si infila in una utilitaria bordeaux. 

Parte.

Pare stia piangendo. 

Riappare il suv, nero, e va veloce.

Passa un ragazzo di colore in bici, vestito di nero, bici nera, senza fanale, lo vedo all'ultimo istante. 

Faccio per girarmi e dirgli di stare attento senza luci, ma ha già svoltato.

Guardo la mia cagnolona, anche lei è entusiasta del freschetto.

Ci dirigiamo verso casa.

Il suv ci passa accanto, ci sono due ragazzi,

ben vestiti.

Cento metri più avanti si fermano. Spengono il motore.

Vedo accendersi la luce nell'abitacolo.

A breve passerò accanto all'auto.

Sbircio il passeggero, con una Paypal in mano, sta stendendo coca su un CD.

I nostri sguardi si incrociano un istante.

Lui continua, io proseguo, vedo casa, da lontano, una stella, e una delle lune più belle che abbia mai visto.

Non mi stupisce la coca o il suv, ne la giovane età.

Mi atterrisce il fatto che il ragazzo stesse preparando il pippotto su un CD di Eros Ramazzotti.

Ultima pisciata prima di casa, 

il mio vicino sta entrando in auto, presumo per metterla in garage. E' una brava persona, educata e simpatica.

Mi ricorda che grazie a Bea, la mia vita è cambiata e che almeno un paio di volte al giorno passeggio spensierato, e poi mi dice che prima o poi si prende un cane.

Mentre ricordo tutte le volte che in maniera spensierata porto giù la cagnona, in qualsiasi situazione climatica, e qualunque stato psicofisico gli dico che è un'ottima idea e gli consiglio di adottare un trovatello da un canile.

Ci diamo la buonanotte.

Apro il portone, 

salendo le scale rifletto:

presa con moderazione l'umanità talvolta può essere uno spettacolo tutto sommato piacevole.



© salvatore digennaro

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