giovedì 30 maggio 2013
Le ballerine
Le
ballerine
S'avvicina
l'estate, e la calura sveste corpi più o meno esteticamente
guardabili, spargendo sudori per il pianeta Italia(già terra dei
nani). Svaniscono cappotti e maglie mentre abiti leggeri e succinti
si mostrano agli occhi del viandante.
martedì 28 maggio 2013
Ma che freddo fa
Ma che freddo fa
Freddo è
solitamente definito un individuo che non lascia trasparire le
proprie emozioni, che non sorride, che non si turba per nulla.
Qualsiasi cosa accada, lui s'aggiusta il bavero della giacca e tira
avanti.
domenica 26 maggio 2013
sabato 25 maggio 2013
Nirvana
Nirvana
Lo vedo spesso , è un film di
Salvatores, uno dei rari esempi di fantascienza italiana.
Assolutamente da vedere.
venerdì 24 maggio 2013
Chi si contenta...
Chi
si contenta...
L'Italica
penisola, da sempre, è una nazione che s'accontenta, e talvolta
gode. L'italiota s'accontenta di qualsiasi cosa, in qualsiasi campo,
da sempre. Ci si è sempre crogiolati in qualsiasi dominazione, si
era napoleonici quando c'era da esserlo, si è stati borbonici,
savoiardi inzuppati, monarchici, repubblichini e repubblicani,
fascisti e comunisti all'occorrenza, filo russi e filo americani, e
berlusconiani, si è stati o s'è cercato d'essere qualsiasi cosa.
Gli italiani si accontentano d'essere governati da mezze calzette
autoproclamatesi al potere, come d'esser portati per la manina come
all'asilo nido, da professoroni che han scarso contatto con la
realtà. Ci si accontenta di stipendi da fame, magari a nero, o con
improbabili contratti capestro (tanto se non ci stai, sai quanti
stanno dietro la porta ad aspettare?). Ci vanno bene accozzaglie
tetrapartitiche che fan rimpiangere il pentapartito di craxiana
memoria. Ci si bea della musica di merda propinata dai network
musicali, dai film di cacca gentilmente offerti nelle sale e dalla
carta igienica stampata ed esposta in libreria, e dai fiumi di
diarrea inondati dalle tv si creano status symbol di sterco. C'è chi
s'accontenta di una poltrona e manda all'aria anni di battaglie, e
chi s'accontenta di battaglie inutili. Ci s'accontenta proni della
presenza dello Stato Pontificio quasi fosse un modo d'espiare in
terra il peccato originale della nascita. Ci si accontenta di non
sapere nulla delle stragi di stato, di Falcone e Borsellino, di
Piazza Fontana e Ustica, però si conoscono a memoria le musichette
degli spot pubblicitari.
E ci
si contenterà di rinviare il pagamento dell'IMU e non so fin quanto
si godrà dell'aumento dell'IVA. E alla fine ci si contenterà della
gita fuori porta, della mortadella al posto del prosciutto e del
lavoro a nero oppure a casa. E al solito, alla maniera tutta
italiana, si godrà, emorroidi permettendo.
© salvatore digennaro
giovedì 23 maggio 2013
mercoledì 22 maggio 2013
sala d'attesa
Sto
scrivendo questo pezzo nella sala d'attesa del mio dentista con uno
smartphone(benedetta tecnologia), tentando di ingannare il tempo,
prima di un'estrazione. Attorno a me gente di tutte le età che
attende una chiamata, carie, devitalizzazione, maldidenti, protesi,
dentiere, ce n'è per tutti. L'Italia post bunga bunga è così,
un'enorme sala d'attesa, si attende che qualcosa accada. Si attende
in posta, per pagare bollette sempre più salate, si attende negli
studi medici, si attende nelle anticamere dei politici, si attende
per sostenere un esame all'università, si attende per un
certificato, o un esame clinico magari importante se non vitale, si
attende negli uffici di lavoro interinale. E si aspetta che venga
fuori d'incanto un politico degno di essere chiamato tale, un
condottiero che riporti la nazione di Manzoni e Michelangelo, di
Dante e Leonardo, ai fasti che furono. S'attende un nuovo Olivetti,
un imprenditore che renda giustizia al genio italiano. E invece
quando alla fine le porte si aprono, ci si ritrova davanti a
scrivanie occupate da mezze calzette, che non san parlare manco
l'italiano, e che laidi sorridono sbavanti, soprattutto se di fronte
si presenta una ragazza. E' il paese delle attese mancate, delle
aspettative deluse, delle sconfitte. Il paese delle distrazioni: poco
importa se 200000 persone si son rotte le palle, le tv inquadrano 50
facinorosi infiltrati, e passa la notizia che le manifestazioni di
protesta son violente, e non servono, e alla fine è colpa di Grillo. Il paese delle larghe intese e del compromesso stitico, il paese tenuto in mano dal Berluscomix a suo uso e consumo. Bene, adesso vado, la mia attesa è finita, tra un po avrò un molare
in meno. Magari fosse dappertutto così: se il dente è marcio, lo
tiriamo via e passa tutto. L'Italia sarebbe una nazione di sdentati.
© salvatore digennaro
martedì 21 maggio 2013
lunedì 20 maggio 2013
domenica 19 maggio 2013
sole
sole
E' una giornata come tante, col sole
che sembra uscire da un momento all'altro, ma non lo fa, dispettoso; un grigio monocorde disegna
il cielo come un soffitto di fumeria turca. Ho perso il lavoro, non lo trovo più, perso la mia
dignità di donna, e di mamma. Sandro se ne è andato, portandosi dietro le bambine. Il
giudice ha sentenziato: abbandono del tetto coniugale perche fedifraga. Sono una puttana per la
legge, e per mio marito. Sandro ha scoperto che andavo a letto col direttore del personale. Ci
andavo perchè mi rinnovassero il contratto, per le bambine, credo, anzi ne sono certa. E
il cielo mi pesa quanto la sentenza. E la vergogna. Mi pesa addosso e mi sento gobba, sporca e
stupida, mi sento ingannata. Sandro andando via mi ha detto che l'ho ingannato. Oltre
l'orizzonte, dietro la collina, il sole sembra dirmi idiota, sembra dirmi una qualsiasi cosa, ma
tace, e si nasconde. Come gli dei, mi osserva, forse, e si nasconde. Sara D'Amato, lo scandalo
dell'azienda, licenziata in tronco perchè si scopava il direttore. Quel porco, premeva sul
rinnovo del contratto, e sui miei jeans. Hai il culo come il sole, tondo e caldo, diceva. Porco!
Porca miseria, ho perso tutto, tutto per non perdere quel che avevo già. Se mi licenziano che
faccio? Idiota, si , imbecille, e stronza... Sandro ha detto "non ci posso credere...", e
ha chiuso la porta, con le bimbe. Se ne è andato. Se ne è andato tutto. E sono sola, sola come quando
nella culla, mi raccontava mamma, urlavo perchè qualcuno venisse. E il cielo ingrigia i miei
capelli e le mie occhiaie.
E' bello piangere di gioia, si vedono
le occhiaie, ma un po di fondotinta copre tutto. Fresca di parrucchiera e di felicità. Speriamo
che non piova, sennò è la fine, mi si gonfieranno tipo panettone i capelli. Immagino che
faccia farà mamma: assunta, tre anni e poi il rinnovo, assunta. Come la madonna, in cielo. Non
ci posso credere. Quando aprirò la porta a casa e lo dirò alla mamma, già me l'immagino,
inizierà i pipponi, su quanto papà sarebbe orgoglioso di me, e piangerà, come sempre, ma di gioia
stavolta. Assunta, in un giorno grigio, senza sole, nell'anno della crisi, assunta. Santa
Di Santo, assunta, con un nome così, sembra un miracolo programmato, già scritto. Una
raccomandazione degli dei. Lo vedo il sole, dietro la collina, e lo sento dentro, e mi sento di volare e
di splendere. Non vedo l'ora di dirlo a Samuele, non ne sapeva nulla del colloquio. Finalmente
possiamo fare, come dice lui, 4 figli maschi, più io 5, la squadra del calcetto. Potremmo
prendere quella villetta dietro la collina, quella con gli abeti ed il ciliegio. La nostra casa.
Che bello , almeno uscisse il sole, sarebbe un film, di quelli americani, mi sento come Julia
Roberts. Non merito sto grigio. Sembra una giornata come tante, ma è il giorno più bello della
mia vita. Adesso faccio il voto e smetto pure di fumare.
"Siamo nate sole e sole moriremo",
dicevo a Sandro. E lui, con la sua faccia da bambino eterno rispondeva "siamo nati sole e sole
moriremo", e mi sorrideva, forse per questo mi sono innamorato di lui, perchè giocava con
le parole, filosofeggiava nel solo spazio di una lettera, e faceva le rivoluzioni, sfanculizzava
tutti, per orgoglio, con due figli. Ma lo amavo , l'ho sempre amato e diosolosa quanto lo amo
adesso.
Quanto lo amo, Samuele, ed anche lui mi
ama. E capirà che io e la mamma non possiamo restar sole. E sicuramente sole non saremo. In
campagna mi ci porto pure lei, a vivere con noi. A prendersi cura dei bambini che faremo.
4 figli maschi, più lui, la squadra del calcetto.
Ora li comprendo , chi la fa finita,
chi guarda il sole per l'ultima volta e poi si immerge nel nero più nero della vita, ed esercita
a pieno titolo il suo sacrosanto libero arbitrio, alla fine 4 piani, una discesa, e poi si
torna sole, e poi si va nel sole, o nella luna, o si diventa neve oppure non si è più e basta.
Io non li capisco, quelli che vivono in
questi casermoni di otto, dieci piani, vuoi mettere stare li dietro la collina, li dove
muore il sole, d'accordo ognuno è libero di viver dove meglio crede, ma in questo grigio quasi
nero, non ce la farei.
Non ho più niente da perdere, mi
mancheranno le bambine e Sandro, e finalmente vincerò le mie vertigini, mi pulirò dalla vergogna e
poi chissà...
Smetto di fumare, ho deciso, ma dopo
questa sigaretta, giuro, l'ultima della mia vita e poi lo dico a Samuele, gli dico tutto tutto,
del lavoro e della casa e della decisione di smetter di fumare e infine della mamma.
Togliti cretina, proprio adesso devi
accenderti la sigaretta! Spostati!
Ah, mi piace proprio fumare, ma questa
voce da dove arriva?
Mi fa male tutto ma sono viva, chi è
questa qui', l'ho travolta poveretta e si lamenta, soffre, son piena di dolori ma son viva, manco si è
libere di morire sole a questo mondo....ma ho troppo male per morire...
Cos'è accaduto, oddio, mi duole tutto
e mi sento spegnere come un cerino, mi è caduto addosso un pianoforte, iddio mi ha preso alla
lettera, l'ultima sigaretta, ma non era così che intendevo, mi sto spegnendo piano, mi fa male
tutto ma sembra che non faccia male a me, mi sento che sto andando via, allora è vero che quando si muore si muore sole..........
© salvatore digennaro
martedì 14 maggio 2013
palindromando
palindromando
Arte tetra
ai lati d'Italia
E nere sere serene
E noi sull'illusione...
ai lati d'Italia
E nere sere serene
E noi sull'illusione...
I bar arabi
I ceci
I cigolii logici
I tipici bicipiti
I seni cinesi
I treni inerti
I tanga bagnati
I verbi brevi
Muri di rum
e la sete sale
I ceci
I cigolii logici
I tipici bicipiti
I seni cinesi
I treni inerti
I tanga bagnati
I verbi brevi
Muri di rum
e la sete sale
Ameni cinema
Ameno fonema
Aceto nell'enoteca
Acidita' fatidica
Alla bisogna tango si balla....
© salvatore digennaro
venerdì 10 maggio 2013
il sindaco
Ci son cose che solennemente ti capita di affermare in gioventù, tipo a 30 anni mi laureo oppure a 40 anni faccio il sindaco, a 50 mi sposo, a 52 muoio. Tombali.
La laurea arrivò, e i 40 pure, confesso che mi è pure capitato di pensare da sindaco, ma avendo a che fare con le macchine amministrative, la voglia s'è un po' consunta.
Cosa farei se fossi sindaco? Innanzi tutto installerei in tutta la città il wireless gratis, e organizzerei corsi per l'uso delle nuove tecnologie, sai che risparmio per ogni singola famiglia, niente canone telecom e skype per comunicare? Stesso trattamento “via il telefono”, lo riserverei a tutti gli uffici pubblici, che doterei di impianti solari per il sostentamento autonomo d'energia. Poi ancora mi riserverei di espropriare forzatamente le case abbandonate al centro storico e le cederei alle giovani coppie con un mutuo comunale agevolato e con l'obbligo di ristrutturare e ripopolare la zona antica. Poi passerei all'economia, agevolando la filiera corta locale: produzione, trasformazione e vendita dei prodotti agroalimentari certificati del posto, prima sul territorio e poi per l'esportazione. Organizzerei corsi professionali per la salvaguardia della città vecchia ed il recupero dei beni del passato, trasformando l'intero centro antico in un unico museo all'aperto. E agevolerei la creazione di imprese nel settore tecnologico, del restauro e dell'agricoltura. E premierei chi lascia l'auto a casa con uno sconto sulla tassa sui rifiuti. E creerei la raccolta differenziata porta a porta, vendendo il riciclabile e quindi recuperando danaro per attività sociali e culturali. E soprattutto proverei a lanciare un'idea del vivere diverso, differente, a misura di bambino.
Ma non posso fare il sindaco, innanzitutto perchè forse penso troppo diversamente, poi perchè gli artisti con barba e capelli lunghi non sono ben visti istituzionalmente e infine perchè poi sarei costretto a sposarmi a 50 anni (un po troppo tardi) , e morire a 52, e la cosa non mi va proprio a genio. Forse a 60 anni potrebbero essere giuste le condizioni per una mia eventuale candidatura. Arrivandoci...
© salvatore digennaro
mercoledì 8 maggio 2013
magritte
poemetto scherzoso in 6 tempi
la burocrazia semplifica i processi mentali che s'incontrano ai semafori dell'umana esistenza:
stupidità, cupidigia, avarizia, scemofesso o fessoscemo gli attori,
almeno studio
...leggo...
ma vorrei essere decisamente altrove
la tecnologia si asserve di processi mentali che si incontrano agli ascensori delle età,
giochidisguardi o umori o magari un incontro che ti cambia la vita,
la cambia magari
e poi l'abbandona a se stessa,
burocratizzo, studio
...leggo...
ma vorrei essere decisamente altrove
la notorietà interessa processi mentali ,
solitamente li asserve per il potere o un potere,
uno qualsiasi,
di mio filosofeggio forse
burocratizzo, studio
...leggo...
ma vorrei essere decisamente altrove
la libido,
la mia ,
interessa processi mentali soltanto se serve,
forse m'atteggio,
filosofeggio certo
burocratizzo, studio
...leggo...
ma vorrei essere decisamente altrove
L'assenza ,
processo mentale che ogni tanto, par io trasmetta,
la uso per mettere in ordine processi mentali, senno' è la fine
soltanto scrivo,
forse m'atteggio,
filosofeggio certo
burocratizzo, studio
...leggo...
ma vorrei essere decisamente altrove
L'essenza:
scrivere,
senza ferire,
senza atteggiarmi,
senza impazzire
filosofando un poco certo,
e studiando
....decisamente altrove....
ma devo pur vivere.....
© salvatore digennaro
lunedì 6 maggio 2013
coccodrillo
Copiosi i coccodrilli fioccano come papaveri nei campi: democristiano, padre costituente, sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque ministro degli Esteri, è stato agli Interni e all'Industria, al Bilancio e all'Economia, è stato il braccio destro di De Gasperi, è stato il personaggio più sinistro della storia repubblicana, prescritto per il delitto di associazione a delinquere fino alla primavera del 1980 e assolto per il reato di associazione mafiosa dal 1980 in poi, è stato memoria storica e occulta del paese, mandante occulto e burattinaio e, fino ai giorni nostri, senatore a vita. Abile con le parole, arguto e ironico, spudoratamente stronzo con aplomb. Giulio il grande ha rappresentato non il Potere, ma i Poteri, tutti, indistintamente. Ad Andreotti non piaceva il neorealismo, perché disegnava l'Italia com'era, e non come doveva essere mostrata. A tal proposito ebbe a dire che "i panni sporchi si lavano in casa". "Umberto D." di Vittorio De Sica racconta la storia di un pensionato ridotto alla miseria. Il film di De Sica ancora oggi non può essere trasmesso in Tv in prima serata, perché fu bollato dalla commissione censura (della quale Andreotti faceva parte) come "disfattista". E qualcun altro che è pure il padrone della medusa film e controlla gran parte dei cinema, delle tv, dell'editoria e della distribuzione in Italia, nonché che tiene i fili da 20 della serva Italia, in occasione d'uscite di film come "Gomorra" o "il Divo" ebbe a ribadire lo stesso concetto dei panni sporchi. Si sussurra che il buon dio stia chiamando a se i vegliardi della politica italiana in ordine alfabetico, dopo la A verrebbe la B, addiopiacendo. Ma del biscione non aveva la volgarità Andreotti, ed era uomo dotto e penna fine. Montanelli lapidario scrisse con la sua Lettera 22: " Sempre più si diffonde sulla nostra stampa il brutto vezzo di chiamare Andreotti col nome di Belzebù. Piantiamola. Belzebù potrebbe anche darci querela". La Fallaci aggiunse: "Lui parlava con la sua voce lenta, educata, da confessore che ti impartisce la penitenza di cinque Pater, cinque Salve Regina, dieci Requiem Aeternam, e io avvertivo un disagio cui non riuscivo a dar nome. Poi, d'un tratto, compresi che non era disagio. Era paura. Quest'uomo mi faceva paura. Ma perché?". E sopravvissuto ad entrambi, e anche a Cossiga, col quale si porta nella tomba una altra bella fetta di italici indicibili segreti. Moro gli scrisse dalla prigionia BR: "Le manca proprio il fervore umano. Le manca quell’ insieme di bontà, saggezza, flessibilità, limpidità che fanno, senza riserve, i pochi democratici cristiani che ci sono al mondo. Lei non è di questi. Durerà un pò più, un pò meno, ma passerà senza lasciare traccia.". Come si sbagliava. Ad Andreotti sono spravvissuti solo Licio Gelli, e Hans Lipschis, una delle guardie di Auschwitz, stanato ed arrestato a 93 anni, . Ma quella è appunto,la Germania.
In fondo, io sono postumo di me stesso. - Giulio Andreotti
© salvatore digennaro
venerdì 3 maggio 2013
GIA' LETTA
© salvatore digennaro
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l'infine
L'infine Affonderemo danzando, come la sala da ballo del Titanic o creperemo testando improbabili ricette. Berremo la cicut...
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Buffi Baffi Narra la leggenda che l'attore inglese di origini ebraiche Charles Spencer Chaplin, emigrato in Usa a cercar fortuna...