La notte è troppo bella per dormirla
tutta, lì nascono le canzoni. Si materializzano come le belle donne
quando aspetti un ascensore all'improvviso, come quando, stringendo
mani per cortesia o per buona educazione, avverti una stretta
differente, ti senti mancare il fiato all'incrociare uno sguardo, e
balbetti, sudi e fuggi via lontano da perfetto codardo, perchè non
sai che dire, perchè non è il posto nè il momento nè l'occasione
giusta.
Poi, virulento il ricordo di uno
sguardo arriva, annodando fili di seta immaginari in splendide
invisibili aureole...poi ancora viene la quiete.......la tempesta, ai
posteri dei bardi tutti...
Il fotogramma di uno sguardo è balsamo
speziato su carni cotte vive e inebria fino alla pazzia, dopo
s'archivia in raccoglitori di cartone carta da zucchero filato, per
poi riprendere a loop.
Le canzoni nascono da uno sguardo
impresso a fuoco nella retina, come quando si marchiano i capi di
bestiame, col fuoco, con vampe mai cupe. Io, quando incrocio uno
sguardo, ma non uno qualsiasi, mi sento un tardoadolescenziale disco
in vinile, un Cyrano de Bergerac postdatato di me stesso, e lo
sguardo si fa canzone: la fortuna di un desiderio lontano a
prescindere, racchiuso nell'eternità di un verso...di una serie di
suoni....di segni.. Sarà una terza dentizione o una Primavera bella
come quella di Praga tanto desiderata, ma è irrefrenabile la voglia
di riveder quello sguardo, giusto per tentar di capire se è
possibile passar un paio di millenni assieme all'inconsapevole insano
portatore dello sguardo, naturalmente senza impegno alcuno.
© salvatore digennaro
© salvatore digennaro
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