giovedì 30 gennaio 2014

W LA FCA






W LA FCA

La Fiat nasce a Torino nel lontano 1899, e nella sua storia ultracentenaria, è stata il simbolo dell'automobile italiana, nel bene e nel male. Ci ha regalato la topolino, la 500, la 600, la 128, la 850,  la 127, e la Ritmo, la Uno, la Tipo (ne ho avute 2), la Bravo, la Punto e persino la Duna.
Regalare non è la parola esatta, queste auto, che han circolato per la penisola e non solo, le abbiam pagate, per ben 3 volte.
Le abbiamo pagate col lavoro delle braccia e l'ingegno della classe operaia italiana degli stabilimenti da Mirafiori a Termini Imerese; le abbiam pagate ogni volta che negli anni lo Stato ha incentivato a nostre spese le varie crisi dell' industria degli Agnelli, per non far chiudere, per non far delocalizzare, per non far licenziare, e cogli emolumenti dei vari governi succedutisi negli anni, chissà quante fabbriche di auto si sarebbero potute aprire; e infine le abbiamo acquistate dal concessionario.
La Fiat è stata la casa di tante generazioni di operai, che han cresciuto e fatto studiare i propri figli, dalla catena di montaggio. E' stato il posto fisso, il sistemarsi,  per quasi la metà del secolo scorso. E' stata l'immagine dell'Italia nel mondo. C'erano i sindacati, e le proteste e persino il terrorismo. Altri tempi.
Poi vennero la globalizzazione, e l'11 settembre, e Marchionne, e la crisi, e la berlusconizzazione.
Ed arrivò la delocalizzazione, la cassa integrazione. La crisi più nera, si dice.
Poi arrivò la fusione con la Chrysler.
E toma toma, zitta zitta, cacchia cacchia,  la Fiat, sposta la sua sede legale in Olanda, la sua sede fiscale in Gran Bretagna, e cambia nome, e logo.
Adesso si chiama FCA, che già da se fa pensare ad un altra Italia nel mondo famosa, quella del bunga bunga.
Ed è un gruppo internazionale, con fabbriche in Italia.
I sindacati (tranne la FIOM) plaudono questa scelta industriale.
Il sindaco PD di Torino, la elogia e addirittura la vede come una gran vittoria a lungo termine. Ma la lungimiranza di Fassino è nota, come quando disse: "se Grillo vuol far politica, fondi un partito, vediamo quanti voti prende".
Tombale.
A parte il lato romantico della dipartita del marchio, fossi un politico batterei cassa ad Elkann e c., direi "ok, spostate fuori la baracca, perfetto, restituiteci tutto quanto abbiam prestato per mantenervi in vita, tutti gli incentivi ed i finanziamenti, a fondo perdutamente perduto.". Altro che mini IMU nelle casse dello Stato.
E invece i politici erano occupati a far passare assieme(che cazzo centrano assieme?), l'abolizione della miniIMU(il contentino alla plebe), e una svendita celata di Bankitalia ai privati, e per farlo, tutti coesi, han ghigliottinato l'ostruzionismo dei grillini. Con le mazzate. Mai successo in Italia. Del resto non era mai successa la riconferma di un presidente della repubblica.
La mia curiosità infantile mi ha portato a vedere se l'acronimo FCA fosse già presente nella storia.
A parte tutti i football club di cittadine che inizian con la A, FCA è anche la "fellowship of christian athletes", gli atleti di Cristo, per intenderci; ed è  il Fattore di Compattazione Atomica, nonchè la Sigla delle Formazioni Comuniste Armate. In pratica, già di suo, FCA significa tutto e niente.
Oppure è per davvero una scritta dove è stata omessa una vocale, per sbaglio.
Forse volevano dire Foca, o Feca (da defecare), o Fuca(come le fave per andare in bagno). Oppure la lettera a mancare era la I di Italia, ma poteva sembrare un acronimo sessista, poi chi se la sentiva la Boldrini?
Quindi W la FCA.
Amen.


© salvatore digennaro

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