lunedì 26 agosto 2013

la playstation


la playstation (una storia vera)



Willy ha otto anni e vive nella sua casetta in Louisiana, nella sua cittadina, Slaughter, che in italiano significa mattatoio, macello, carneficina. Nome molto ben augurante. Willy passa il suo tempo, quando non va a scuola, come ogni bambino o quasi del nuovo millennio, davanti alla tv, o al pc, o ad un fottutissimo videogame. La sua famiglia deve sicuramente stare nel sistema quindi produrre, poi in Usa, questa regola non scritta vale doppio. Willy gioca alla playstation, gioca a Grand Theft Auto IV, un gioco vietato ai minori di 17 anni per la sua violenza, ma figurati se ai suoi, stramegaoccupati, sia mai passato per la mente di verificare i giochi del piccolo. In Grand Theft Auto IV più persone ammazzi, più punti guadagni, e Willy vuole vincere, come tutti quelli che giocano ai videogames, ovviamente. Willy ha otto anni e ad ogni partita non superata, ad ogni livello non risolto del gioco, si incazza. Willy ha otto anni e sta giocando a quel maledetto gioco. Assieme a Willy e alla sua famiglia vive nonna Marie, che giustamente vede sempre il ragazzino davanti alla play, a tutto volume, e un pò, come fanno le nonne, prova a distrarre il nipotino. E così lo chiama, gli chiede cose, gli dice di spegnere, o di abbassare il volume, ovvero dal punto di vista di Willy, rompe le palle. A casa di Willy, c'è, come nella maggior parte delle case americane, una pistola, com'è giusto che sia per la cultura yankee. La nonna osserva il nipotino ossessionato dallo schermo, e decide che è ora di smettere di giocare, fa male al bimbo, e stacca la spina della consolle dalla presa di corrente. Willy ha otto anni ed è rimasto basito, comincia a piangere, corre nella stanza dei genitori, cerca la pistola di famiglia, e la trova, giustamente col colpo in canna. Willy ha otto anni e come nei film di Tarantino, impugna l'arma e colpisce la nonna tra gli occhi, dritto alla ghiandola pineale ammazzandola al primo colpo. Game over. Giustamente è colpa della playstation e del gioco Grand Theft Auto IV.




© salvatore digennaro

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