mercoledì 22 maggio 2013

sala d'attesa





Sto scrivendo questo pezzo nella sala d'attesa del mio dentista con uno smartphone(benedetta tecnologia), tentando di ingannare il tempo, prima di un'estrazione. Attorno a me gente di tutte le età che attende una chiamata, carie, devitalizzazione, maldidenti, protesi, dentiere, ce n'è per tutti. L'Italia post bunga bunga è così, un'enorme sala d'attesa, si attende che qualcosa accada. Si attende in posta, per pagare bollette sempre più salate, si attende negli studi medici, si attende nelle anticamere dei politici, si attende per sostenere un esame all'università, si attende per un certificato, o un esame clinico magari importante se non vitale, si attende negli uffici di lavoro interinale. E si aspetta che venga fuori d'incanto un politico degno di essere chiamato tale, un condottiero che riporti la nazione di Manzoni e Michelangelo, di Dante e Leonardo, ai fasti che furono. S'attende un nuovo Olivetti, un imprenditore che renda giustizia al genio italiano. E invece quando alla fine le porte si aprono, ci si ritrova davanti a scrivanie occupate da mezze calzette, che non san parlare manco l'italiano, e che laidi sorridono sbavanti, soprattutto se di fronte si presenta una ragazza. E' il paese delle attese mancate, delle aspettative deluse, delle sconfitte. Il paese delle distrazioni: poco importa se 200000 persone si son rotte le palle, le tv inquadrano 50 facinorosi infiltrati, e passa la notizia che le manifestazioni di protesta son violente, e non servono, e alla fine è colpa di Grillo. Il paese delle larghe intese e del compromesso stitico, il paese tenuto in mano dal Berluscomix a suo uso e consumo. Bene, adesso vado, la mia attesa è finita, tra un po avrò un molare in meno. Magari fosse dappertutto così: se il dente è marcio, lo tiriamo via e passa tutto. L'Italia sarebbe una nazione di sdentati.

© salvatore digennaro


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