Georgia on my mind
Quando raggiungi una certa età e passi pericolosamente e inesorabilmente i 40 anni di presenza
sul pianeta, t'arrivano strane idee per la testa. Quando poi vedi
cadere uno ad uno i tuoi amici di sempre all'epidemia del matrimonio,
i pensieri si incupiscono ancor di più. Quando invece vedi gli
stessi regredire infanti all'arrivo del primo figlio, ti si stampa in
viso un sorriso, vieni preso da un magone frammisto a
tenerezzapostdatata e ti vien persino da fantasticare su una tua
potenziale paternità. Vista la mia cronica ritrosia alla vita di
coppia ho pensato ad altre vie per poter soddisfare la mia voglia
d'un erede: l'adozione (vietata a single precari) e la ricerca di un
utero in affitto, pronto a concepire, anche in vitro, partorire ed
allattare mio figlio e successivamente dileguarsi nell'anonimato (ma
quale donna sarebbe disposta a mettere al mondo un bimbo per poi
privarsene?). Poi ancora ho pensato all'eventualità che potesse
accadere questo strano parto, e penso al frugoletto a me somigliante
che giunto al dono della parola mi chiede fissandomi negli occhi:
“ma in che schifo di posto m'hai messo al mondo?” . Ci ho
meditato parecchio, poi ho rimembrato la storia dell'amico
immaginario che ci si creava da piccoli, e mi sono inventato un
figlio anzi una figlia immaginaria, bellissima come la più bella
delle albe, l'ho chiamata Georgia, l'ho coccolata fino a quando s'è
addormentata, l'ho adagiata sul petalo del mio pensiero più
positivo, e lasciata li a dormire col mio sorriso stampatole sul
volto.
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