Re nudo
Ci ha sfanculizzati e sputtanati, noi
gli italiani, da sempre, dai tempi de “la grande guerra”, ci ha
mostrati al mondo assai prima di wikileaks. Ha esorcizzato la
dipartita di Germi dipingendo la supercazzola del Perozzi alla morte
e al prete, con il Mascetti attonito a guardare. E se ne è andato
con la zingarata più amara della sua carriera. Se ne è andato come
Chet Baker, da un balcone, per provare se si può volare per davvero.
Nella sua ultima apparizione pubblica a “Rai per una notte” è
apparso provato , stanco e soprattutto rassegnato, rassegnato a
un'Italia che ha bisogno del bastone, della guida, del ducetto che
deve occuparsi degli italiani, e ha espresso il suo schifo e il suo
auspicio di Rivoluzione, quella che il belpaese non ha mai visto. Fa
strano vedere che il giorno dopo la sua dipartita, gli studenti che
tanto amava, son scesi in piazza contro il decreto Gelmini, un
decreto che cambia l'assetto scolastico e universitario, una legge
scritta da una che per avere l'avvocatura è dovuta andare a
sostenere gli esami in Calabria perchè più facili da superare. E
intanto il sito di Assange continua la sua opera di informazione
virale sui grandi della terra e ci si sorprende che il nostro
premier venga descritto come puttaniere e servo di Putin e Gheddafi,
giuro che senza queste rivelazioni nessuno se ne sarebbe accorto. Se
la sarà fatta una risata Mario prima di spiccare il volo verso una
nuova vita, verso i vari Totò, Tognazzi, Mastroianni e Gassman che
l'hanno preceduto. Una grassa risata da picaro eterno, uno sberleffo
alla sua condizione fisica da 95enne ammalato che non supportava una
lucida e acuta mente da eterno ventenne curioso. In uno stato civile
avrebbe potuto scegliere di morire diversamente, magari assistito
senza accanimenti terapeutici, ma il buon toscanaccio lo sapeva molto
bene che l'Italia non è uno stato civile, bensì una succursale
marcia del Vaticano. Son passati quasi due anni. Arrivederci
Brancaleone Monicelli, non sei morto, ci ha solamente mandati
affanculo per l'ultima volta.
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