giovedì 11 aprile 2013

i dolori



I dolori sono come il ballo delle debuttanti, l'immigrazione e il processo breve: ci devono essere, punto e basta. Sono dinamiche che non ci è dato controllare. I dolori sono come i colori, e fa anche rima, diversissimi tra loro, ma complementari. Sul dolore si basa tutta la filosofia del blues, il dolore della mancanza di libertà, quello della fatica e il dolore sottile che si ripone nella speranza. I dolori sono fisici, ti prendono allo stomaco, o alla pancia oppure alla gola o agli occhi o alle articolazioni. E ci sono i dolori che come cancrena si nutrono della tua anima, rosicchiandola con dentini da topino affamato o sbranandola come lupi in branco, e sono incurabili. I dolori della mente, poi, son quelli più difficili da individuare e da lenire, però si possono prevenire, lobotomizzandosi davanti a un plasma o un cinescopio, indossando una realtà precotta, tipo quattro salti in padella. Il dolore del cuore, poi, è il più subdolo, si mesce al piacere, offuscandoti i sensi, al punto che t'è quasi impossibile discernerne i gusti. Il dolore di un mondo, che corre all'impazzata in senso contrario, ti rende impotente e consapevole di esserlo, e lo scontrarsi con la stupidità ottusa dell'uomo, ti tagliuzza la pelle a brandelli e talvolta le palle. Il dolore da assenza improvvisa e ingiustificata poi, ti paralizza con occhi di Medusa, e occorre reagire, di forza. Ma il dolore più grande è guardare in due occhi di brace il riflesso dei tuoi occhi di brace e di pianto, e far finta che non sia dolore. I dolori, a volte passano, tutto sta nel trovarne la cura.


© salvatore digennaro


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