lunedì 8 aprile 2013

3 e 32


3 e 32 



Il 6 aprile 2009, alle 3 e 32, ero, come quasi sempre all'epoca, sveglio. Combattevo la mia insonnia zappando per la rete, tra musica, filmati, notizie ed agenzie. E ad un tratto vedo arrivare un' ansa: terremoto in centro Italia, colpito l'Abruzzo, ed in particolare L'Aquila. Mi tornarono alla mente gli infanti ricordi: ero a casa di mia nonna, Juventus-Inter, il secondo tempo andava in differita su rai 2 alle ore 19, trentaquattro minuti dopo successe il finimondo e non per festeggiare il goal. Era il 23 Novembre 1980. Ricordai nonna  prendrmi in braccio e infilarmi sotto il tavolo. E poi tutti in strada. I TG, Pertini, le vittime, i containers, le tangenti e gli arresti, e la lentezza nella ricostruzione. Io L'Aquila non l'avevo mai vista prima del terremoto. L'ho conosciuta dopo e l'ho conosciuta a fondo negli occhi della mia donna che all'epoca studiava lì. Nei suoi occhi ho conosciuto il dolore, e la bellezza, attraverso le sue parole ho iniziato ad amarla, come se ci fossi stato anch'io quella notte in Abruzzo. La notte del sisma, e delle intercettazioni di due porci che comodi sghignazzavano circa i soldoni da spartirsi per i lavori. e poi le gare di solidarietà, quelle vere, e la vetrina al pianeta. L'highlander delle brianze che mostra ai grandi del mondo, il lazzaretto Aquilano, ennesima arma di distrazione di massa. E poi l'abbandono, pian piano verso altre notizie, e dell'Aquila solo trafiletti e vicende giudiziarie. E chissà perché il Berlusclown e i suoi adepti, dopo aver rimpinguato tasche amiche, son scomparsi dal capoluogo abruzzese. Ma è l'Italia, e l'Abruzzo somiglia alla Lucania. Poi ci son passato per davvero da L'Aquila, poco tempo, ma abbastanza per capire l'orgoglio e la serietà degli abruzzesi, e per sentirne il dolore sottile e pungente, come aghi nella pelle. E tutto è fermo , tutto tace, i morti nelle tombe, il deserto nei paesini e nel centro antico aquilano, e le solite facce di merda che se la sono dimenticata L'Aquila. Sospiro e mi arrabbio, poi penso al popolo abruzzese, che è fiero, e cortese. E penso all'immagine stupenda di Maria D'Antuono, 98 anni di Tempera, trovata viva dopo 30 ore, che ha dichiarato di aver trascorso il tempo sotto le macerie lavorando all'uncinetto, e sorrido. La signora Maria è la nonna degli aquilani, la speranza, e l'uncinetto si fa pian piano, ma si fa.


© salvatore digennaro


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