giovedì 6 giugno 2013

Shakespeare,signore!



Shakespeare, signore!
La legge dei pirati è strana:
”NESSUNA SPADA DI PIRATA può trafiggere un’appartenente allo stesso equipaggio, neppur se traditore…..”.
E per il mio capo la legge è legge.


È un uomo all’antica lui, è già ricchissimo, potente, protetto politicamente, gli basta smettere di solcare i sette mari per condurre una vecchiaia ben molto più che dignitosa.
Ma è un idealista, credo che lo ricorderanno perché ha affermato di essere un principe libero e di avere la stessa autorità di far guerra al mondo quanto colui che ha cento navi in mare, anche se nessuno ricorderà sicuramente le cinque pinte di rhum tracannate prima di affermar tutto ciò.
È pure mezzo rincoglionito, non si sposta più di 10 chilometri dalla sua isola perché sta con una splendida donna mezzosangue e data l’età ha paura che la solitudine sia maestra tentatrice della sua bella. Altro che sette mari!
Poi s’è sparsa la voce che sosta in queste acque, e di navi quì solo quelle in bottiglia, che afferma di aver costruito lui. Se poi il lui in questione è “colui il quale ti mantiene al suo servizio per leggere e scrivere, perché so leggere ma non ci vedo molto bene…” e quindi tutto sommato “…..ha un fottuto accento spagnolo, però è piacevole sentirla leggere quel teatrante inglese…..Come si chiama?”.
Però è un romantico, si tratta di Shakespeare!
Gli ho letto la tempesta in una locanda, ed è rimasto così sconvolto che mi ha pregato di viaggiare con lui e i miei libri; io le valide motivazioni di lasciare la terraferma o meglio quella terraferma le avevo, dunque: imbarcato per spirito d’avventura, membro ufficiale dell’equipaggio, mozzo del capitano, addetto al Libro di Bordo, anzi ai libri di bordo.
Altro che cento navi, non ha neanche cento uomini, la ciurma comprende trentatrè ubriaconi analfabeti portoghesi, di nome e di fatto; che lo seguono per il rhum e un genovese che non capisce la lingua o è sordomuto, soltanto beve, guarda il mare, suona la chitarra ed ogni tanto canta. Dunque se canta non penso sia sordomuto, penso non voglia parlare di proposito, però canta bene e non so se fa male…a utilizzar la voce per il solo canto, Faber sembra che si chiami.
Io sono il trentaquattresimo, però io “Alfabeto un po’”: dice il capitano.
A.D. 1792. Mar delle Antille: non c’è nave che passa, e i brigantini di Sua Maestà la Regina setacciano le coste tutt’intorno a noi. Il governatore, una volta era uno di noi, adesso par sia diventato onesto, oppure, più probabilmente, ha qualche motivazione speciale per cotanta solerzia e spietato accanimento verso i pirati; o che i pirati siano un pretesto?
Il mio nome è George Salgado , di professione uomo di penna , poeta, scrittore, scribacchino e inguaribile malato d’amore.
D’amore per le donne, s’intende.
E le ultime della mia vita m’hanno portato fin qui, col culo su un trampolino, 30 metri sull’oceano e un cannoncino in puro ottone, dono(?!?!) dell’esercito olandese al mio capo, puntato contro il sottoscritto.
Peripezie sentimentali hanno portato me prima via dalla Spagna(avevo una relazione con la promessa dell’erede al trono), e poi dalla Francia(idem con la duchessa De La Croix); riesco ad arrivare in Inghilterra e ottengo un lavoro presso Sir David Garrick e la sua compagnia teatrale: trascrittore di Shakespeare.
E trascrivevo per lui e per me, due copie.
Grand’ uomo Sir Garrick, non ho mai sentito tanti applausi a Covent Garden.
Per preparare una parte, s’eclissava dal mondo per due mesi.
Aveva un debole per molto strepito per nulla.
L’ha portato in scena prima e dopo le sue nozze.
Che gran classe lady Garrick, non meritava assolutamente d’essere lasciata in balia degli eventi due mesi prima d’ogni rappresentazione. Ed io che facevo dopo ogni trascrizione? Per due mesi la proteggevo dagli eventi, me escluso. Facile capire perché siamo nelle Antille, io e Sir Shakespeare.
La legge dei pirati è molto strana:
“FINCHè ANCHE UN TRADITORE è SULLA NAVE , GODE DI VITTO, RHUM E TABACCHI…”
Beh! Tabacchi lasciamo perdere….Alloggio naturalmente con vista sul mare:il trampolino.
Dicevamo le donne: Lady Mary Coleridge, figlia di Sir Trevor Coleridge, governatore dell’isola: Da quando Sua eccellenza m’ha beccato con la figlia, m’ha tolto dapprima dal suo libro paga come uomo di lettere a corte, poi ha iniziato a perseguitarmi talmente tanto che sono stato costretto ad accettare le allettanti offerte del mio nuovo signore, Samuel Bellamy, professione pirata gentiluomo. Prima di imbarcarmi dovevo stivare le scorte di caffè, tabacchi e zolfo per il fuoco. Effettivamente era quel che stavo cercando di fare, sennonché mentre intrattenevo Donna Miranda Bellamy son giunti i giannizzeri del governatore e così fuga….son corso a bordo e la stiva, di mio, l’ho lasciata vuota.
Il capitano è nervoso e mi ha invitato al trampolino perché mancano i fiammiferi per la pipa. Figurarsi sapesse il motivo di tal mia dimenticanza.

La legge dei pirati è molto molto strana:
“IL COLPEVOLE DI TRADIMENTO DEVE CAMMINARE SUL TRAMPOLINO FINO AL BORDO Più ESTREMO,GLI VIENE PUNTATO CONTRO UN CANNONE,LUI SCEGLIE..…”.
Bella scelta: o muori con in pancia una sfera incandescente, o muori in pancia ad uno squalo. Ed io non sono certamente Giona, semmai Giuda. E ammesso non ci siano squali, il qui presente George Salgado, uomo di lettere e di virtù, e di origini pirenaiche, non sa neppur nuotare.
“……dunque mio Signore se io son qui perché non c’è fiammifero a bordo,è dunque mai possibile che funzioni il cannone?…E ammesso passi mai una nave da assaltare, come si fa, visto che non abbiam fuoco per l’armi ed ogni nave si? E dunque io son l’unico che scrive e parla tante lingue, l’unico che può parlamentare con tutti gli equipaggi e l’unico che per le guardie è senza taglia sul capestro……non pensa, capitano ch’io serva più da vivo che da morto?”
“Parli bene spagnolo, e poi sei l’unico che può leggermi le pagine di quell’inglese che ha scritto dell’Edipo e di Romeo e Giulietta, dell’Amleto e dell’Otello…….Sei libero! Anche perché devi finir di leggermi molto strepitio per nulla dello stesso autore…..come si chiama?”.
“Shakespeare, signore….”.

…………………………………….

“…..non vogliateci pensar fino a domani. Saprò trovarvi io, allora, la punizione che si merita. Orsù, pifferi e tamburi……..finito signore.”
“È bellissimo, spagnolo. Ora ci vorrebbe la pipa…”
“Per me invece un bel sigaretto…” .
Scintillio di scatola d’argento con tabacchi, cartine e fiammiferi, Salgado estrae dalla saccoccia.
“Ma quello è l’ho donato a Miranda e lei dice d’aver perso! Maledetto spagnolo!”

La legge dei pirati è molto molto molto strana ma la pazienza dei pirati ha un limite che confina con la mia speranza d’imparare istantaneamente a nuotare.Che Dio m’assista….

………………………………..

Sveglia spagnolo. Non è ora di morir annegato, non vogliateci pensar fino a domani. Saprò trovarvi io, allora, la punizione che meritate. Orsù, pifferi e tamburi! E ci aggiungerei tabacco……..
“Signore, temo che i fiammiferi siano bagnati…..”
“Fortuna che sai leggere, spagnolo, che il diavolo ti porti,

………………………………..

“…..Dunque…………Personaggi: Duncan, Re di Scozia; Malcolm e Donalbain, suoi figli; Machbeth e Banquo, Generali del Re….”
“Forte questo William…….Come si chiama?”.

“Shakespeare, signore………………..”

fine



© salvatore digennaro


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