venerdì 21 giugno 2013

Storia quasi contemporanea





Storia quasi contemporanea
Il pomeriggio del 19 maggio 1992, nel corso dell'XI scrutinio delle elezioni presidenziali, i 47 parlamentari del MSI votarono per Paolo Borsellino come Presidente della Repubblica.


Era un voto di protesta, perchè i giochi non erano ancora fatti. Quattro giorni dopo, mentre le camere riunite non riuscivano ancora a raggiungere un'intesa, a Capaci persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della scorta. Paradossalmente, date le circostanze, nessuno ripropose la candidatura del magistrato, ultimo baluardo in Sicilia contro Riina e c., la sua elezione poteva avere un forte significato di avversione da parte dello Stato nei confronti della mafia. I partiti fecero quadrato e il 25 maggio fu eletto Oscar Luigi Scalfaro. Il 19 luglio, 57 giorni dopo Capaci, Paolo Borsellino fu ucciso insieme ai cinque agenti della sua scorta. Magari diventando Presidente della Repubblica, poteva aver salva la vita. Ma così non fu. A piu' di ventanni di distanza, le due statue in gesso, raffiguranti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, installate a Palermo, nella centrale via Libertà, sono state danneggiate, ci si vergogna di aver dedicato ai giudici assassinati l'aeroporto di Palermo e abbiamo Miccichè sottosegretario. Il filosofo Dell'Utri, che era nelle indagini del giudice eroe, è ancora vivo e nonostante una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, eleva il mafioso Mangano, stalliere di Papisilvio, come eroe. E in un gorgo di corruzione, tangenti, dimissioni e melma piduista, gli italiani lobotivuzzati, caricano gli ombrelloni sulle loro auto comprate a cambiali e nonostante la crisi, se ne vanno alle spiagge, cantando “tuttialmareeeeeeee”. E un mare, di merda, prima o poi ricoprirà la penisola.


© salvatore digennaro


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