domenica 30 giugno 2013

AD APPASSIR LE ROSE




AD APPASSIR LE ROSE

Chi pensa ad una rosa 
quasi sicuramente si adagia sul velluto dei petali
o si perde nella fragranza fuoriuscita dai pistilli
oppure pensa alle spine: 
chiunque nella propria esistenza 
almeno una volta si sarà punto con una spina di rosa
almeno una volta....

Io, quando penso ad una rosa, mi ritrovo in calzoncini,
in un cinema in bianco e nero
con lui, l'eroe sullo schermo, 
che ne offre una a lei..
lei, sempre da salvare da qualcuno o da qualcosa, 
e la scena finale che mi faceva arrossire in bianco e nero, 
era quella della rosa, o magari del bacio..

Camillo diceva che le rose son cose da signorine, mica da uomini...
se ne è andato anni fa di cirrosi, 
assieme a quattro rose sull'etichetta di una bottiglia di distillato...

E penso a lei, la mia eroina....
la prima volta...
c'era la guerra..
e noi la vivevamo come un gioco..
ma, quando incombeva la sirena antiaerea, il gioco svaniva 
e non sapevamo bene bene chi è che ci bombardava
se erano i tedeschi o i fascisti o i partigiani 
o gli americani 
che pianificavano spianando 
il loro piano Marshall a divenire per la ricostruzione:
per ricostruire ovvio, bisogna radere al suolo...
e lei era li,
ed io, in calzoncini e in bianco e nero 
ad imitare l'eroe....

E la rosa in quel giardino era il mio di lieto fine, o lieto inizio...

inizio di cosa non s'è mai saputo
forse di indossar panni sempre più grandi giorno dopo anno 
oppure 
anno dopo giorno indossar per forza panni
uno contro l'altro, 
servi di un potere terribilmente chiaro da far perdere le proprie tracce
equilibristi tra far eseguire e rifiutar di farlo
ciuccianti mammelle del potere esecutivo

Ed io... 
troppo incline a dare ordini da vergognarmi, 
troppo poco da eseguirne io,
troppo poco incantato da urlare a muri la mia rabbia, 
troppo poco stupido per fare muro a muro..
solo foto...
documentare, 
far vedere, osservare, constatare, ma non tutti son contenti d'esser fotografati...

E poi ... lei...
"oh scusa, diamoci del tu..." si si
e poi tu..
ventanni dopo, dopo il ventennio tu, 
ventenni o giù di lì, 
tu

E pensare che Camillo mi diceva: 
"Lascia perdere, ti ruberà l'anima, 
ti lascerà talmente solo che neanche con te stesso riuscirai a parlare.."

Tu ...foresta inesplorata, 
apoteosi di silenzi, 
sorriso tra i sorrisi
tu 
silente e leggiadra, 
talmente leggera da rimanere sospesa come elio accanto a me: 
aria.

Ed io, dandy o gentleman, 
imbranato come non mai, 
a raccogliere ogni tuo respiro o sospiro, 
immobile..
io, novello bardo, 
a intingere nei tuoi occhi calamaio per scrivere i miei attimi, 
assorto..

E la rivoluzione attende, 
e attende anche la fama, 
e la fame
e tu, tu.... 
sentinella di te stessa....
attendi oltre..

Camillo mi diceva spesso: "Diffida da chi lascia passare il tempo giusto per passare il tempo",
ed io non lo capivo cosa significasse all'epoca

Sai...il tempo di una vita è troppo breve..
e forse a te non basterebbe per capire l'inferno che crei in me
o se sei fortunata lo capirai, 
come diceva una canzone: carica d'anni e di castità....



© salvatore digennaro





Nessun commento:

Posta un commento

l'infine

L'infine Affonderemo danzando, come la sala da ballo del Titanic  o creperemo testando improbabili ricette. Berremo la cicut...