martedì 4 giugno 2013

Unapagina



Unapagina
Doveva ricordare, era la frase più bella, il verso più intenso che la sua mente avesse mai potuto partorire. Invece niente: fogli aquattro giacevano come le palline da golf di Golia all’angolo sudest della stanza sfumatoarancio dell’albergo.

-Cazzofai a non ricordarti?- si ripeteva ad uso discopuntinachesalta. E come quella sensazione tardoinfantile di non ricordare una parola o peggioancora una canzone e di tenerla sulla punta della lingua. E martellava il suo raggiocerebrale. -Spifferi…..-ricordava solo questa parola,-Spifferi…- poi conchiglie, il mare, sabbia, le porte….. – e come cavolo le aveva disposte? Era una sera quasi autunnale e quasi estiva, quel maledetto stato di caldo o freddo, nessun raggiungimento d’ideale temperatura. Una di quelle sere che non sai che ascoltare e che leggere, non sai se dormire o attendere l’alba…..Una di quelle sere che non sai se è proprio un peccato non essere morti. Tanto un motivo ce l’hai: non ricordi dei versi…..
Poi prese la penna:
ho chiuso la porta
ma spifferi giungono
col suono di conchiglie
che non hanno mare dentro


Scrisse, poi tra se disse:-Non penso che erano disposte proprio così, ma mi piace, bello! Si guardò il foglio in mano, compiaciuto come un infante, come un infante che ha trovato il barattolo della nutella. Si guardò e riguardò il foglio, lo rimirò e rimirò fino a sorridere, poi l’accartocciò e lo lanciò a sudest. Prese un altro foglio immacolato e la penna…….


© salvatore digennaro


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