domenica 14 luglio 2013

Rivoluzionari a gettone


Rivoluzionari a gettone


Eccoli lì con le loro facce pulite, i vestitini all'ultima moda, i profumi di fresco che avanza, di nuovo che avanza e di avanzo che avanza. Eccoli sfoderare l'invettiva e l'anatema verso il potere costituito e prostituito. Li vedi avanzare come un reggimento pronti a destabilizzare l'ordine, Masanielli e Robespierre in salsa tonnata, si muovono come in un risiko immaginario e acquisiscono pian piano a colpi di miserabile riverenza, piccole particelle di potere, di importanza e di credibilità. Ed i potenti o presunti tali, che adorano l'inchino e il sissignore, li immaginano lacchè mediocri e, prontamente e giustamente, se ne circondano. Tapini! Anni fa avevo una fidanzata che si circondava di amiche più brutte di lei, per sembrar più bella. Più o meno è la stessa cosa. Ah! La rivoluzione! S'ergono come scudi contro il malaffare e il clientelismo e il familismo, novelle Giovanna D'Arco, e si vanno vantando di fuochi fatui frutto di autocombustione e autopiromania. Pian piano le loro spade si svelano: son lame di carta argento tipo domopak e non taglierebbero manco una foglia. Sguainano le loro lingue sibilanti e le rendono ossequianti. I Cegghevara sotto formalina slinguettano come ramarri al sole e tutto fa brodo per le loro papille gustative. Muovono felpati alla ricerca del potente e come similGiuda tradiscono ad intervalli regolari, all'incontrare qualcuno più potente. Aborrano la mediocrità coprendo specchi per non venirne risucchiati e vendono i loro deretani al prossimo e anche al precedente, immaginando lauti culi come loro pasti in un futuro. Portatori sani di travi, ricercano pagliuzze da additare, e se comprano una fender si credono tutti piccoli Clapton, con una stilografica si immaginano novelli Shakespeare, e alla vista di una telecamera si infellinano insulsi. Sono i rivoluzionari a gettone. Ogni villaggio ne è pieno. Ed hanno un prezzo, al ribasso. Li riconosci quando li vedi ripercorrere al contrario le stesse vie dove marciavano col pugno alzato, ma non stanno protestando, no. Quello è il passato. Adesso languidamente cercano l'abbocco con la plebe, selezionandone con cura estrema gli esemplari più mediocri e slinguazzanti, pronti a seguirli, offrendo loro pochi spicci e chiappe ben aperte. I posteri la chiameranno scuola di pensiero.

© salvatore digennaro





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